Ultima modifica: 3 dicembre 2018
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Iscrizioni anno scolastico 2019/2020 e “Scuola in chiaro”: dal 30 novembre attiva una mobile web app

Con nota congiunta 19993 del 27 novembre 2018 del direttore generale per gli ordinamenti e del direttore generale per i contratti gli acquisti e per i sistemi informativi e la statistica è stata comunicata l’ideazione dell’applicazione “Scuola in chiaro in un app”.

In particolare ogni istituzione scolastica sarà associata ad un codice QR code dinamico. A tal fine entro il 30 novembre verrà inviata una mail all’indirizzo di posta istituzionale delle scuolecon le indicazioni utili per ricevere il proprio QR Code.

Sempre dal 30 novembre il QR code sarà attivo. Per l’utilizzo dell’applicazione “Scuola in Chiaro”è necessario che l’utente sia preliminarmente fornito di una app per leggere i QR Code (sono disponibili app gratuite per i diversi sistemi operativi).

Attraverso l’applicazione è data la possibilità all’utente di accedere con i propri dispositivi mobili alle informazioni principali sulla scuola, ma anche di confrontare alcuni dati già presenti nel sistema informativo con quelli di altre scuole del territorio. In questa prima fase di avvio l’applicazione prende in considerazione i dati relativi

  • ai risultati scolastici
  • ai risultati a distanza
  • alle caratteristiche del personale docente
  • alle strutture scolastiche.

Commento

Avremmo considerato positiva l’ideazione di un’applicazione che avesse consentito alle famiglie un accesso all’offerta delle istituzioni scolastiche, reso più semplice dalle tecnologie più innovative. Peccato che gli unici dati a cui le famiglie non accedono sono proprio quelli del progetto formativo elaborato dalla comunità educativa. Davvero pessima è, infatti, è la selezione dei dati consultabili. Nonostante le precisazioni presenti nella nota ministeriale alcuni di essi sono per loro natura utilizzabili per fare classifiche tra scuole. Quali percorsi scolastici, quale offerta formativa non saranno consultabili con l’applicazione. Si conferma il fatto che utilizzando strumentazioni tecnologiche apparentemente innocue e asettiche si intenda far passare un’idea di scuola che sta sul “mercato” e in cui la competizione la fa da padrona.